In un piccolo ristorante di New York, un gruppo di vecchi artisti del varietà ricorda i tanti episodi delle rispettive carriere, più favoleggiate che autentiche, nonché i vari tipi e "numeri" di successo. Ma tutti poi tacciono, quando uno del gruppo prende a raccontare la curiosa vita e le gesta di Danny Rose, un modesto impresario del loro ambiente, collezionista più di fallimenti che di successi e, tuttavia, tenacissimo nel piazzare i suoi assistiti e con loro sempre cordiale ed amico. Curiosamente, quei rari artisti che furono lanciati, tutti abbandonarono il bravo agente. E così fece - racconta il narratore - anche Lou Canova, un ciccione italo-americano, noto a suo tempo per le melodiche canzoni stile anni '50. Il bravo Danny, fiutato il buon vento del "revival", si dette subito da fare per mettere in orbita Lou, in ciò aiutato anche dalla di lui amica Tina, conoscente di un grosso "manager" dello spettacolo. Tutto era pronto per la sera del grande lancio, senonché la nervosa Tina fece le bizze, mandando Canova a quel paese, rifiutandosi di assistere al debutto (era la situazione coniugale del suo bello ad irritarla) e addirittura scappando, per rifugiarsi nella villa di un "boss" mafioso (innamorato di lei). Mentre Lou, sconvolto, si dava alla bottiglia, Danny Rose, preoccupatissimo per l'imprevedibile intoppo, partì alla caccia della donna: ritenuto dal "boss" come cotto di Tina, quest'ultimo mise alle costole dei due un paio di truci sicari di origine sicula, che li sequestrarono, dopo scorribande frenetiche, in un magazzino, sotto minaccia di morte, salvo rivelazione, da parte della donna, del nome del rivale del grande capo. Posti i sicari su di una falsa pista e liberatisi dalle corde, Danny e Tina riuscirono, comunque, ad essere puntuali al debutto di Lou. Grandissimo successo per il cantante, ma ennesima, bruciante delusione per il piccolo Rose, abbandonato sul tamburo da Lou, ormai deciso a trovarsi un più solido agente per un avvenire apparso brillantissimo. Tina seguì Lou nella sua carriera, ma egli abbandonò poi moglie, figli e l'amica medesima; Tina aveva ancora tutta la bizzarra avventura nella mente (e forse anche nel cuore), in un misto di riconoscenza, di simpatia e di affetto per lo sfortunato, modesto impresario. Così Tina tornò un giorno da Danny almeno per ringraziarlo: lo trovò proprio nel momento in cui egli offriva un buon pranzetto ad alcuni dei suoi "rappresentati", eternamente sconfitti anch'essi. E Danny, generoso e patetico come sempre, accolse anche lei, in un clima generale di comprensione e di affettuosa amicizia.