IN DVD IL GRANDE SUCCESSO ROMANTICO DI ARTHUR HILLER La definizione migliore del film la dà il “Dietro le quinte” presente all’interno del DVD (una bella rarità per un film del 1970!): “Love Story è il film più romantico della storia del cinema”. Così lapidaria, quest’affermazione rigetta il film all’interno della mitologia, tutta hollywoodiana, dei grandi successi di pubblico (50 milioni di dollari incassati all’epoca solo in America, 7 Nomination, l’Oscar a Francis Lai per le musiche). Insomma un film “intoccabile”. Clamorosamente dentro la sua epoca, Love Story, con i suoi incassi ed il suo successo internazionale, sfatò il mito di allora secondo il quale le storie d’amore non fossero più di moda. Invece il buon Erich Segal confezionò una sceneggiatura “perfetta” (che poi divenne un romanzo) collocando i due protagonisti del film in una sorta di luogo fantastico e concreto allo stesso tempo, asettico eppure riconoscibilissimo, tra Boston e New York. La storia è arcinota: quella, un po’ fiabesca, del principe ricco e della ragazza povera. Lui Oliver Barrett (Ryan O’Neal, scelto dalla produzione dopo i rifiuti di Beau Bridges e Michael York) è il classico figlio di papà, di famiglia ricca da generazioni, ma in aperto conflitto con l’autorità paterna. Lei invece, Jenny Cavilleri (Ali MacGraw) è figlia di un pasticciere italiano. Si incontrano all’università, si conoscono in lunghe, ripetute passeggiate tra i viali alberati che conducono alla scuola e alla biblioteca, si innamorano. Ma, naturalmente, nascono i conflitti: il padre di Oliver (un impeccabile Ray Milland “per la prima volta senza parrucchino...” racconta Artur Hiller nel suo commento al film sul DVD) non vede di buon grado questo declassamento sociale del figlio ed il conflitto tra ricchi e poveri è riassunto in una battuta di Oliver su Jenny: “Guarda che non è mica una di quelle idiote hippy”. Una frase lanciata lì, come per caso, ma che segna la reazione di un’America benpensante, che cerca di riappropriarsi dell’immaginario cinematografico di cui film come Easy Riders e gli autori della cosiddetta “New Hollywood” lentamente stavano per impossessarsi. Questo lavoro ai fianchi del cinema “impegnato” di quegli anni, fu compiuto da Love Story con grande abilità, attraverso le musiche di Francis Lai, abituale collaboratore di Claude Lelouch (espertissimo in storie romantiche) ed anche con un’iconografia ed una tematica che caratterizzano comunque il film come “moderno”: la “contestazione” pacifica di Oliver, alcuni moderatissimi accenni di “femminismo” da parte di Jenny, il rifiuto formale del matrimonio, risolto in una specie di “anti-cerimonia”; insomma, alcuni segnali di un’accettazione almeno parziale delle istanze di cambiamento in auge in quegli anni. Ma, proprio per questo, Love Story colpì quella maggioranza silenziosa di americani che non si ritrovavano nel cinema ribelle e nei comportamenti devianti e divenne una sorta di manifesto della gioventù romantica e fondamentalmente integrata di ogni epoca. Come accennavamo all’inizio, il DVD della Paramount, con audio mono e sottotitoli in decine di lingue, presenta finalmente dei materiali speciali che ci raccontano il film nella sua realizzazione, con il commento anche del regista Arthur Hiller (che racconta di come rifiutò la regia de Il Padrino: ”Non avrei mai potuto fare quello che fece Coppola”, confessa...). Insomma un buon DVD, il minimo che la Paramount deve a questo film che la risollevò da un periodo difficile e che divenne un grande successo commerciale.