In un teatro parigino va in scena "Il re muore" di Eugène Ionesco. Protagonista nel ruolo del sovrano è Gilbert Valence, attore dalla lunga carriera densa di successi. Finita la rappresentazione, tre persone, che lo aspettavano dietro le quinte, gli danno una dolorosa notizia: in un terribile incidente stradale sono morti la moglie, la figlia, suo marito. Non ci sono reazioni immediate. Passa del tempo. Gilbert ha preso il nipotino a casa con sé, lo segue mentre la domestica lo accompagna a scuola, in altre occasioni gioca con lui. Nel resto della giornata, Gilbert va al bar (sempre allo stesso posto), legge il giornale, entra in un negozio per comprare un paio di scarpe, recita a teatro ne "La tempesta" di Shakespeare. Dice di no alle avance di una giovane attrice; e, convocato in uno studio, finisce per dire di no anche alla proposta di un telefilm da fare come protagonista ma in mezzo a violenza, sesso, rumori. Maggiore attenzione dedica invece ad un'altra proposta che gli arriva: la parte di Buck Mullingan in una versione cinematografica dell'Ulisse di Joyce. Con scrupolo professionale, Gilbert cerca di imparare in tre giorni la parte in inglese. Quando si comincia a girare, si sente incerto, e il regista fa ripetere. Ma il tono giusto non arriva, e ad un certo punto Gilbert dice che ha deciso di andare via. Tornato a casa, sale le scale e va in camera sua. Al piano terra il nipotino lo guarda passare senza dire parola.