È il film che ha lanciato nel firmamento di Hollywood la stella dell’allora piccolo Macaulay Culkin, nel frattempo cresciuto, datosi ad una vita non proprio irreprensibile con l’ausilio dei milioni di dollari guadagnati e scomparso dalle scene. Mamma ho perso l’aereo è uno di quei solidi successi commerciali (nelle sale come in home video) di cui non si sa spiegare bene il segreto. Il piccolo Kevin McCallister (Culkin), che dovrebbe essere un tranquillo ed indifeso bambino di otto anni, viene lasciato erroneamente a casa da una coppia di sbadatissimi genitori, che partono per le vacanze di Natale. Dimenticato in casa, il piccolo Kevin la renderà il proprio regno ma anche… il proprio campo di battaglia. Contro chi? Contro una coppia di ladruncoli decisi a svaligiare la casa ed ignari di dover affrontare il più ingegnoso, pestifero (e fortunato) bambino d’America. A divertire il pubblico, una serie di spettacolari trappole e trabocchetti nei quali questa sorta di Gatto e la Volpe a stelle e strisce cadono immancabilmente. Scritta e prodotta da John Hughes (che di storie per bambini ne sa: a lui si deve La carica dei 101 del 1996) questa commedia natalizia si affida alla bravura del piccolo Culkin e a quella dei due cattivi Joe Pesci e Daniel Stern. La morale e l’ammonimento – ai genitori moderni un po’ troppo disattenti verso le necessità dei propri piccoli – non manca e fa tanto Buon Natale. Il successo del film impose una mini-saga a dire il vero imbarazzante completata dai titoli Mamma ho preso il morbillo (il che, ne converrete, non è uno scoop nella vita di un bambino...) e Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York. In DVD, Mamma ho perso l’aereo non offre molto sul fronte degli extra, perché l’unica dote è un trailer cinematografico. A convincere è però il pacchetto linguistico, essenziale e rispettoso dell’italiano nella sottotitolazione. Certo, un blockbuster del genere forse avrebbe meritato qualche nota sul cast e sulla produzione o un Making Of esplicativo delle sequenze più spettacolari, ma tant’è.