Nel Giappone del XVI secolo, un gruppo di contadini decide di assoldare sette samurai per difendere il loro villaggio dalle aggressioni dei briganti
In una bidonville di Tokio vive una piccola comunità di personaggi che riversano nell'intreccio dei loro rapporti tutta la loro bizzarra, drammatica, tenera umanità. Come la signora Okuni-san, che prega per il figlio che attraversa tutto il giorno il villaggio alla guida di un tram inesistente, scandendo l'onomatopeico e incessante "Dodes'ka-den!". Akira Kurosawa conduce lo spettatore in un toccante e sorprendente universo di rapporti, dando un nuovo significato alla parola umanità.
Al nobile Tatetoki Washizu viene profetizzata l'ascesa al potere attraverso il delitto e l'invincibilità; addirittura fino a quando la foresta non si muoverà fino al Castello del Ragno. Washizu usurpa il regno a Kuniharu. Ma anche la seconda parte della profezia si avvererà, consumando la vendetta postuma di Re usurpato, quando l'esercito nemico si servirà dei rami degli alberi per proteggersi durante l'assalto al castello. Soggetto di William Shakespeare, regia di Akira Kurosawa. Basterebbero questi due nomi a dare la misura della grandezza di quest'opera del maestro giapponese che dirige il suo attore feticcio Toshiro Mifune nel ruolo immortale di Washizu - Macbeth..
Due fazioni rivali si affrontano da sempre per la supremazia su un piccolo villaggio, nel quale un giorno giunge un samurai. Questi offre inizialmente i propri servigi a uno dei due partiti, salvo poi rendersi conto che le vere vittime della faida sono gli abitanti del villaggio. Schierandosi in difesa dei più deboli, il samurai diviene il nemico di entrambe i clan, che dovrà affrontare in un epico scontro finale, dal cui esito dipenderà la pace del villaggio.