Il professore Oliviero Ruevigny, uno scrittore fallito erotomane e alcoolizzato, che odia la moglie Irene nella stessa misura in cui amava invece la propria madre Ester, morta assassinata, viene sospettato dalla polizia come autore di un efferato omicidio: vittima una sua giovane amante; non vi sono però prove sufficienti per incriminarlo grazie anche a un'imprevista, favorevole testimonianza di Irene. Qualche tempo dopo, nella villa dello scrittore qualcuno uccide la cameriera di colore. Paventando le conseguenze per se stesso del nuovo delitto, Oliviero, aiutato dalla moglie, ne mura il cadavere in cantina. Di lì a qualche giorno giunge in villa Floriana, una ventenne spregiudicata nipote di Oliviero. Divenuta contemporaneamente l'amante di Irene, dello zio e di un giovane motociclista, Dario, costei, testimone dell'odio che divide i suoi ospiti (aggravato dalla convinzione di Irene che a uccidere le due donne sia stato proprio Oliviero) e dei loro propositi di liberarsi l'uno dell'altra, assiste imperturbabile, una sera, all'assassinio dello scrittore, sgozzato da Irene: assicura alla donna il suo silenzio in cambio di alcuni gioielli; l'aiuta a celare il corpo dello zio; abbandona quindi la villa per raggiungere Dario. Sola, dinanzi al muro che cela i cadaveri di Oliviero e della cameriera, Irene esulta: responsabile di tutti i delitti avvenuti, compreso l'assassinio di Ester, concepiti e attuati, d'accordo con il proprio amante come tappe di una lunga vendetta contro l'odiato marito, la donna incarica l'amico di uccidere Floriana e Dario, quindi si libera anche di lui, gettandolo giù da una rupe. I suoi crimini, tuttavia, vengono egualmente scoperti, grazie ai miagolii di un gatto nero, rimasto imprigionato accanto al cadavere di Oliviero.