Autunno 1946. La Grande guerra è finalmente terminata e nei drammatici giorni della ricostruzione, il giovane maestro Alberto Manzi accetta di andare ad insegnare nel carcere minorile di Roma. Una scuola che non è propriamente una scuola, senza cattedra né banchi e con davanti novanta ragazzini che hanno già fatto scappare altri quattro insegnanti. Giorno dopo giorno, sfidando l’iniziale ostilità dei suoi alunni, Manzi insegna a leggere e a scrivere a decine di minori conquistando la stima del direttore, ma soprattutto la fiducia dei suoi ragazzi. Finita l’esperienza nel carcere minorile, nel 1960 Manzi incontra la televisione. Da qualche tempo la Rai, fedele alla sua missione di servizio pubblico, sta cercando un maestro per una trasmissione educativa che aiuti a sconfiggere l’analfabetismo. Manzi, dopo qualche perplessità, accetta e inizia così un’esperienza rivoluzionaria e pioneristica con risultati che hanno del miracoloso: in otto anni, un milione e mezzo di persone impara a leggere e scrivere grazie alle appassionate lezioni del maestro di un’intera nazione.