La giovane signora Emilia Schmidt, di origine italiana, conduce in Svizzera col marito e un figlioletto all'inizio del '900 un'esistenza agiata, in apparenza serena, ma dà ogni tanto qualche inatteso segno di squilibrio. Ricoverata in una lussuosa clinica di Zurigo, viene diagnosticata come schizofrenica, per il suo comportamento: è presa da improvvise crisi di collera, rifiuta il cibo, si ostina a non parlare. Viene perciò definita "cattiva". Il primario professor Brokner la sottopone senza risultato alle cure tradizionali, opponendosi alle richieste di Gustav, un giovane medico della sua équipe, che si offre di curarla con metodi freudiani. Quando finalmente Gustav ottiene di tentare con Emilia la nuova via della psicanalisi, indagando sulla sua parentela, le sue conoscenze e il suo passato, si vede circondato dalla diffidenza e dal biasimo di tutto lo scandalizzato personale della clinica, al punto che il primario ritiene di doverlo trasferire ad altro reparto, ingiungendogli di non entrare più nella camera di Emilia. Gustav, convinto d'essere sulla giusta via, fa in modo d'incontrare la signora al di fuori della camera vietata, sempre spiato e ostacolato dal personale, fino a rischiare il licenziamento. E' quindi costretto a desistere, finchè l'allarmante peggioramento di Emilia non induce il primario a consentire alla nuova terapia, che dà risultati insperati: Emilia si va riprendendo e può lasciare la clinica, non certo completamente guarita, ma sbloccata dalle sue nevrosi e fiduciosa nella promessa di Gustav di continuare a seguirla in avvenire.