Muovendo dalle dubbie origini della fortuna accumulata, dopo l'abolizione del proibizionismo, dall'emigrato irlandese Joe Kennedy (successivamente ambasciatore a Londra e, alla vigilia della seconda guerra mondiale, ancora ben disposto verso Hitler), il film passa criticamente in rassegna i primi passi in politica dei figli John e Robert, ascesa del primo alla Presidenza degli Stati Uniti e i "Mille giorni" del suo governo, la sua uccisione a Dallas il 22 novembre 1963, la successiva candidatura di Robert e il suo assassinio, compiuto a Los Angeles il 5 giugno 1968. Nella loro attività - pur segnata specialmente agli inizi da incertezze e contraddizioni e poi a mano a mano solidamente imperniata sulla pace, l'integrazione razziale e la lotta contro gli squilibri sociali - i due fratelli si crearono nemici tra la mafia, gli esuli cubani, i militari, i grandi petroliferi, i razzisti, le forze più retrive del Paese. E' da questi ambienti che sono scaturiti i due delitti e quello di Martin Luther King né saranno le conclusioni del cosiddetto "Rapporto Warren" (delle quali il film mostra la scarsa credibilità) a convincere del contrario.