Incontratisi dopo moltissimi anni, tra Luca e Riccardo viene a determinarsi una curiosa situazione. Sono praticamente due sconosciuti: il primo, che si autoproclama zio dell'altro e gli cita persone ed ambienti della sua infanzia (ne ha amato anche la madre), è un tipo stravagante, poeta più stimato all'estero che in Patria, chiacchierone, insidiatore di ragazzine nei cinema di periferia e affittuario di un alloggio miserabile, dove il disordine regna sovrano; Riccardo è uomo relativamente perfetto, piuttosto fedele alla moglie Teresa, piuttosto affettuoso con i figli, Andrea e Marina, abbastanza agiato e buon lavoratore. Quel presunto congiunto scapestrato gli scombina l'esistenza: Riccardo gli rimette a nuovo la casa (cui lo zio per distrazione dà fuoco) e finisce con il ritrovarsi perfino derubato in casa di un quadretto del '700, per cui Riccardo manda lo zio in galera; ma quello, uscito a tempo debito, ancora lo affascina con i modi spregiudicati e quella sua vita libera e, in fondo, per nulla infelice. Un giorno, dovendo partecipare a Venezia ad un convegno di affari, il nipote parte da Milano e porta con sé "zio" Luca. E là sulla spiaggia del Lido, il vecchio muore all'improvviso d'infarto, lasciando all'altro in suo ricordo solo una sciarpa.