Siamo ad Odessa agli inizi degli anni '20 ed il giovane Kostja si sta sottoponendo ad un esame di pianoforte nella scuola tecnico-musicale: sta eseguendo con discreta bravura e straordinario entusiasmo un pezzo jazz. Al termine dell'esecuzione i compagni-esaminatori lo bollano poiché convinti che si tratti di musica capitalista-borghese, e quindi sovversiva, nonostante Kostja ribadisca con vigore che trattasi invece di musica di origine popolare, propria di gente oppressa, i negri americani del secolo scorso. Niente da fare: viene espulso dalla scuola di Stato e si ritrova solo con la sua passione per il jazz ma non per questo rassegnato a rinunciare al suo sogno di successo. Trova due musicisti ambulanti, Zhora e Stepan, che suonano il banjo e la grancassa e li convince ad unirsi a lui per formare una piccola jazz-band. Vengono ingaggiati per caso da dei gangster per un concertino ma per una sfortunata circostanza vengono arrestati. In prigione i tre, che si scoprono man mano sempre più amici e sempre più patiti per il jazz, conoscono Ivan un vecchio sassofonista. La jazz-band è completa e ormai il successo dovrebbe arridere ai quattro, ma per vari motivi non riescono mai a sfondare. Vanno a Mosca, lavorano per un dopolavoro che poi li caccia per ordini superiori, fanno la corte ad una famosa cantante cubana, Clementina, per inserirla nel loro numero, ma non ci riescono. Un'altra cantante, Katia, affermata anche lei, vorrebbe Kostja solo per sé ma il giovane che pur ne è attratto, preferisce non accettare piuttosto che tradire i tre amici. Con essi divide periodi di amarezza, di delusione, di fame e di scoraggiamento. Alla fine però i quattro amici vengono stimolati a proseguire sulla propria strada da un famoso capitano, espertissimo di jazz. Il successo tanto agognato finalmente arriva per i nostri quattro eroi che hanno ormai i capelli bianchi.