Finita con la vittoria degli unionisti la guerra di secessione, O'Meara, che ha militato nelle file dei sudisti e non vuole sottomettersi ai vincitori, decide di farsi indiano Sioux, rinnegando la propria razza. Recatosi nell'Oregon, viene accolto a parità di diritti fra gli indiani, si sceglie una compagnia e adotta un piccolo sordomuto. Un giorno un comando militare americano, incaricato di costruire un fortino in territorio indiano, intavola trattative con i Sioux. O'Meara, quale rappresentante degli indiani, guida gli americani sul luogo prescelto per la costruzione del forte. Accade che i soldati sono fatti segno ad atti di ostilità da parte di un giovane guerriero Sioux, e il loro comandante viene ucciso. Il comando viene assunto dal tenente Driscoll, che O'Meara aveva avuto per avversario nella guerra civile e aveva ferito. Driscoll, insofferente e temerario, non si perita di violare gli accordi stabiliti, penetrando profondamente nel territorio indiano. Inutilmente O'Meara cerca di convincere soldati e tecnici che la loro avventura può finire tragicamente. Driscoll non intende retrocedere, succede quindi quello che doveva succedere: il distaccamento viene attaccato in forza dai Sioux e annientato. Driscoll, fatto prigioniero, viene sottoposto, come fedifrago, a terribili torture: O'Meara, per abbreviare le sue sofferenze, lo uccide con un colpo di fucile. Nell'amarezza della sconfitta subita dalla sua parte, aveva voluto convincere sé stesso e gli altri di non avere più patria: ma ora sente di essere un bianco, un americano, e si rende conto che come tale deve vivere e morire. Con la moglie e il figlioletto adottivo O'Meara abbandonerà la tribù insieme ai pochi superstiti della battaglia, recando con sé la bandiera della sfortunata spedizione.