L'anziano Timofeyev, attualmente ricoverato in un ospedale psichiatrico di Mosca, è convinto di essere l'assassino dello zar Alessandro II, ucciso nel 1881, e del nipote di questi, lo zar Nicola II, trucidato con tutta la famiglia nel 1918, perchè il tre marzo di ogni anno gli si forma una lesione da strangolamento e nel mese di agosto accusa violenti dolori allo stomaco, come se rivivesse l'impiccagione del colpevole del primo omicidio e la morte per ulcera perforata di Yakov Yurovsky, il responsabile di quel massacro. Interessato al caso del suo paziente, il dottor Smirnov, per assecondare la follia di Timofeyev, finge di credergli e assume le sembianze dello zar Nicola II, convinto che il malato, scoprendo che la sua presunta vittima è un uomo vivo, possa così guarire. A poco a poco il medico si accorge di venir a sua volta invischiato in un analogo processo, ed arriva a provare le emozioni ed a somatizzare anche le patologie di Alessandro II, e mentre invano Yegorovich tenta di farlo desistere dall'esperimento, il Dottor Smirnov e Timofeyev si identificano nei loro personaggi al punto da interrogarsi sui rispettivi ruoli ed emozioni nella tragica vicenda. Mentre il malato sembra accettare, rassegnato, la sua pazzia, il medico comincia a deperire a vista d'occhio. Smirnov si reca addirittura nell'antica Ekaterinenburg, dove avvenne l'eccidio della famiglia dello zar prende alloggio in un albergo, e vaga alla ricerca di ricordi ed emozioni che rivive con un'identificazione totale, mentre in parallelo Timofeyev vive le stesse tragiche ore con altrettanta lucidità. Nell'anniversario dell'uccisione di Nicola II il medico muore, mentre il malato prosegue, in condizioni apparentemente immutate, la terapia nell'ospedale psichiatrico.