16 ottobre 1968, Città del Messico, Olimpiadi, sulle note dell’inno americano Smith e Carlos chinano il capo e alzano al cielo il pugno guantato di nero, simbolo del Black Power, per protestare contro la segregazione razziale. In quella foto – così forte ed emblematica – si nasconde una storia: quella dell’atleta bianco, l’australiano Peter Norman, oscurato dalla potenza del gesto dei due atleti afroamericani, ma che porta al petto la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights. Un gesto di condivisione e solidarietà, vissuto con impassibile quiete che costerà a Norman – atleta bianco di una nazione in cui la segregazione razziale è altrettanto forte – oblio e carriera, conseguenza di una condanna politica e sportiva che durerà sino alla sua morte.