Vacanze In Val Trebbia
Marco è in crisi con il suo passato ed è in crisi con Gisella che si sente estranea a quei luoghi, a ragione poiché gli amici in fondo la trattano per tale. Il passato ritorna a Marco anche nei sogni: Marco vede in un sogno i lettini bianchi della propria infanzia scendere il fiume e scomparire in un tunnel buio in cui egli stesso si addentra. Fuori dal tunnel, Marco assiste a due episodi della sua infanzia, due fatti dell'Italia paesana degli anni '50. Nel primo un ragazzo ruba della frutta in costume da bagno e, sorpreso dal contadino, si rifugia nel fiume e attende che faccia buio prima che tutti se ne siano andati; nel secondo i muratori al tramonto che, finito il lavoro, scendono al fiume cantando "Vola, colomba". Alla fine del film, questa volta nella realtà e non nel sogno, Marco entra nel tunnel nero per trovare una via di uscita alla propria irresolutezza, scambiando realtà psichica per realtà materiale, uscendone fuori vivo e un po' euforico - ma con gli stessi problemi di prima.
Gli Occhi, La Bocca
È l'ultima notte del 1981 in una città di provincia. Emigrato a Roma nel 1968, dove ha fatto l'attore, Giovanni ritorna a casa perché Pippo, il fratello gemello, è morto suicida. Giovanni, che è stato un'icona della ribellione come protagonista di I pugni in tasca, durante gli anni ha cercato di mantenersi lontano dalla famiglia, ma il distacco non ha placato la sua inquietudine: le delusioni causate alla madre, le gioie sottratte al fratello si mescolano con un indistinto senso di colpa derivante dall'amore burrascoso con Vanda, ex amante del fratello morto.
Enrico IV
Nel corso di una festosa cavalcata in maschera, un giovane subisce una grave caduta provocata dal Barone Belcredi, suo rivale in amore. Impazzito per il colpo, il giovane assume l'identità di Enrico IV di Germania, di cui indossa il costume al momento dell'incidente e, rinnegando il presente, si allontana dalla donna che respinge il suo amore e dagli amici che si fanno beffe di lui per rinchiudersi in un castello con un piccolo gruppo di servitori. Anche quando ha superato il trauma della caduta, egli conserva la maschera del pazzo recitando la commedia dell'imperatore tormentato dalla scomunica di Gregorio VII, ma nel suo animo esacerbato dalle delusioni e dalle finzioni del mondo, coltiva un amaro risentimento e progetti di rivalsa. Questo è l'antefatto del film di Bellocchio che si ispira al dramma di Pirandello. L'azione inizia venti anni dopo con la visita al castello del gruppo che un tempo aveva partecipato alla mascherata. In primo luogo Matilde, la donna amata dal finto Enrico IV, sua figlia Frida, Belcredi, che nel frattempo, è divenuto l'amante di Matilde, e uno psichiatra che vorrebbe con un esperimento tentare di guarire quello che credono un povero matto. La miseria morale e l'ipocrisia di questi personaggi provocano lo sdegno del folle - che peraltro folle non è - e lo inducono a rivelare la verità, prima ai servitori, poi ai nuovi venuti che accusa delle colpe del passato, della sua vita non vissuta e, infine, abbraccia Frida che somiglia tanto alla madre così da essere la donna che egli avrebbe voluto e che ora in Matilde invecchiata non trova più. La sorpresa sbigottisce i domestici che per anni erano stati compagni, musicisti e famiglia dell'imperatore e riempie di spavento Matilde, Belcredi e lo psichiatra che sono stati smascherati da colui che credevano uno smemorato da compatire. In un ultimo gesto di ira, il finto Enrico IV alza la mano sull'amico che l'ha tradito; ma una mano armata di una spada da teatro, compiendo quindi un gesto che ha il valore di beffa. Poi torna a rinchiudersi nella definitiva finzione dalla follia, ben sapendo che la sua confessione di "normalità" lo ha paradossalmente reso prigioniero per sempre della pazzia.