Col finale della stagione 1 Pablo Escobar si era consegnato alla giustizia: si trovava fuori dalla Catedral, la prigione che di fatto era la sua fortezza, dove viveva circondato dalla protezione dei suoi uomini e da un benessere che tutt’altro si addice ad una prigionia. Con l’inizio della stagione 2 torniamo nuovamente fuori dalla Catedral, rendendoci conto che Escobar è un fuggiasco sotto ogni fronte con diversi gruppi alle sue calcagna: le forze dell’ordine, dalla DEA al Bloque de Busqueda; il cartello di Cali, antagonista di quello di Medellìn controllato da lui; ma soprattutto la variabile incontrollabile scaturita dalle sue azioni violente e criminose, rappresentata dal gruppo che si fa chiamare Los Pepes.
I dieci episodi della seconda stagione disegnano una parabola totalmente discendente, rappresentano l’inesorabile tracollo umano e criminale di Escobar segnando il punto di non ritorno. Si era spinto troppo oltre, così come troppe erano le istituzioni colombiane, militari e di pubblica sicurezza, coinvolte in quindici anni di epopea criminale: la cattura e la detenzione non erano più una strada percorribile.