Mentre è in corso la guerra russo-giapponese, per possesso della Corea, lo zar Nicola II diviene padre. Il bimbo, Alessio, unico maschio fra quattro sorelle, è però emofiliaco. Disperata per le sue frequenti emorragie, la zarina Alessandra, perduta ogni fiducia nei medici, si rivolge a un dissoluto monaco guaritore, Rasputin, la cui influenza su lei, che si ripercuote poi sulle stesse decisioni dello zar, crescerà col passare del tempo. Mentre la Russia è scossa da sommosse sociali, represse nel sangue, e Lenin, emigrato nell'Europa Occidentale, attende il momento favorevole per tornare in patria e scatenarvi la rivoluzione, il primo ministro Stolypin convince Nicola a cacciare Rasputin dalla reggia. Su richiesta di alcuni politici, guidati da Kerenski, lo zar istituisce una sorta di parlamento, la Duma, che poi, scoppiati nuovi disordini, sospenderà; così come reagirà con ferocia a un mortale attentato a Stolypin. In seguito ad una nuova crisi di Alessio, la zarina ottiene che Rasputin torni a corte: il figlio si riprende, ma il monaco viene ucciso dal principe Yussepov e dal suo amico Dimitri. Intanto, la guerra mondiale, in cui essa s'è incautamente avventurata, volge al peggio per la Russia. Lo zar viene convinto ad abdicare, e Karenski, divenuto primo ministro, lo esilia con tutta la famiglia, in attesa dell'espatrio, in una sperduta località siberiana. Tornato in Russia, Lenin ha cominciato a organizzare i soviet: e sarà uno di questi, il soviet di Ekaterinburg, a eseguire, prima dell'arrivo dei controrivoluzionari, la sentenza di morte emessa nei confronti di Nicola II, della zarina e dei suoi figlioli.