In una cittadina sovietica di provincia, lacrime più o meno sincere, ma condoglianze cerimoniose e generali accompagnano i funerali del ras locale e sindaco Varlam Aravidze. Ma il giorno dopo, il figlio Avel, la nuora Guliko ed il nipote Tornikè hanno una sconvolgente sorpresa: qualcuno ha dissepolto il morto. Rimessolo sotto terra, per ben altre due volte la folle operazione notturna torna a ripetersi. Il profanatore è una donna - Katevan Barateli - figlia di un pittore (Sandro) che Varlan ha fatto torturare e poi uccidere, disperdendone in seguito la famigliola, solo perché quello si era battuto per evitare la distruzione di una antica e pregevole chiesa, destinata dal sindaco a diventare un laboratorio. La storia di Varlam è ricostruita nella deposizione resa dalla donna al processo a lei intentato (dal quale Katevan uscirà riconosciuta come matta) nel ricordo delle brutalità incredibili, delle lusinghe, delle perfidie e delle vessazioni compiute dal tiranno morto. La conclusione annovera il fallimento ed il vuoto morale della vita del figlio di Varlam ed il suicidio del nipote Tornikè, un giovane cui la cecità ed i crimini del nonno avido di potere, nonchè le pavide acquiescenze del padre non lasciano spazio per credere in un valido futuro. Avel Aravidze, tormentato da incubi e rimorsi, solo dopo la morte del ragazzo incontra il pentimento. Ormai pressoché folle, sarà lui questa volta a riportare alla luce il corpo di Varlam, per scaraventarlo in un precipizio.