Nel 1968, Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica firmano un trattato di non proliferazione nucleare, sottoscrivendone una parte segretissima, classificata come "quarto protocollo". Ma c'è qualcuno che briga per violare appunto questa parte, in un'epoca in cui, malgrado ogni inverosimiglianza, l'assemblaggio dei vari elementi componenti una bomba atomica di un kilotone è operazione non difficile, destinata a far saltare in aria tutto ciò che può esservi su due chilometri quadrati di territorio. Quel qualcuno è un generale, presidente del KGB, per il quale una esplosione in una base americana in terra britannica sarebbe l'incidente ideale a scatenare un'ondata di risentimento contro gli Stati Uniti. Posto dunque in moto il cosiddetto "piano Aurora" la responsabilità operativa viene data ad un Ufficiale dell'Armata Rossa - la scaltra spia Petrovsky - che si installa nei pressi della base in questione per ricevere sia i messaggi, sia i vari pezzi destinati alla terrificante composizione, portatigli da clandestini in arrivo da singoli Paesi di Oltre Cortina. Tocca a John Preston un agente del controspionaggio britannico, spericolato e un po' recalcitrante agli ordini, ma energico e adattissimo alla missione assegnatagli, di localizzare il suo avversario il quale, tra l'altro, ha l'ordine di disseminare di cadaveri il proprio cammino, compresi tra di essi soldati e agenti dello stesso KGB. La conclusione sarà drammatica, ma il "piano Aurora" sarà sventato nei suoi intenti.