Terminati gli studi, il giovane Martino ritorna alla casa paterna in un villaggio della Danimarca. E' l'anno 1632 e tutto il paese è avvolto nella cupa atmosfera della riforma luterana. Martino è figlio di primo letto del giudice e pastore Assalonne Pederson, che, rimasto vedovo, ha sposato la giovane Anna. Martino fa ora la conoscenza della matrigna, che ha sposato suo padre non per amore, ma mossa da un sentimento di riconoscenza: il pastore ha infatti salvato dal rogo sua madre, accusata di stregoneria. Tra la matrigna e il figliastro sorge un amore improvviso, che Merete, la vecchia madre di Assalonne scopre ben presto. Il pastore, quando gli viene rivelata la triste realtà, è colto da una sincope e muore. Merete ha sempre odiato la giovane nuora e il suo odio ha avuto nuovo alimento quando ha compreso che Anna e Martino si amavano. Ella accusa al Consiglio degli anziani ora la giovane donna di stregoneria e responsabile della morte di Assalonne. Anna è pronta a difendersi, perchè Martino le ha giurato di essere sempre al suo fianco; ma il giovane, suggestionato e intimorito dalle parole della nonna, si schiera dalla parte dell'accusatrice. Anna allora, abbandonata ogni speranza, non si difende più e confessa una colpa inesistente, affermando di aver provocato con arti magiche la morte del marito. La confessione è per lei una sentenza di morte; ella ha appena finito di pronunciarla che già si leva il canto del "Dies Irae" che precede ed accompagna il supplizio del rogo.