Educato e addestrato fin da piccolo all'arte del combattimento ninja dallo spietato clan Ozunu in uno scenario da Tana delle Tigri Raizu ha deciso, una volta raggiunta la maturità, di ribellarsi al destino di killer a pagamento per conto dei governi internazionali scritto per lui dal clan. Braccato dal resto del mondo ninja e condannato come loro a vivere nell'anonimato e nell'oscurità decide di aiutare Mika, poliziotta dell'Europol stanziata a Berlino che indaga sui legami tra questi ninja che nessuno ha mai visto e alcuni misteriosi omicidi. Con lei cercherà la sua vendetta legale e morale. Se in questi anni qualcosa è cambiato nel modo in cui percepiamo il cinema di genere, di nicchia, di settore, di serie B o semplicemente di arti marziali lo si capisce da Ninja assassin titolo che non si vergogna di essere chiaro e diretto (viva la faccia!) e di riproporre con estetica e idee moderne un classico intramontabile: il percorso di vendetta di una macchina di morte dal cuore tenero dietro l'espressione immutabile addestrata da un maestro inflessibile e ribellatosi dopo la morte del suo unico amore. Siamo nel post-tarantiniano, un cinema di arti marziali che cerca una dimensione estetica, punta alla coolness dei suoi personaggi maledetti e ruba soluzioni visive a Kill Bill ma con classe e rispetto, che giustamente abusa di violenza sangue e iperboli d'azione, e che in sostanza non si vergogna di essere quello che è.