Nella Parigi del Secondo Impero (1852-1870), Nana Coupeau, attrice e cortigiana, si diverte a umiliare e rovinare i suoi spasimanti, avida di lusso e di piaceri finché, ridotta in miseria, muore di vaiolo. Dal romanzo (1880) di Émile Zola, il nono del ciclo dei Rougon-Macquart. È il 2° degli 8 film muti di J. Renoir, e il più importante, nonostante il suo insuccesso commerciale che, dato il suo alto costo, rovinò il regista, anche produttore. Influenzato nel décor da Stroheim, tende tuttavia a una sorta di astrazione stilistica. Con la sua mimica di esangue bambola animata, truccata alla giapponese, C. Hessling, allora moglie di Renoir, dà il tono e lo stile al film il cui naturalismo, comunque, “manca stranamente di carne, di realismo e d'emozione.” (Jacques Lourcelles). All'inizio, nella parte del commediografo Fauchery, appare l'attore C. Moore, cioè il futuro regista C. Autant-Lara, qui scenografo e costumista. Oltre ad Anna Sten e Martine Carol, altre Nanà furono Lupe Velez, in un film messicano (1943) di Celestino Gorostiza, e Anna Gael, diretta nel 1971 dallo svedese Mac Ahlberg. Muto.