Gli ultimi tragici momenti della vita di Imre Nagy, uno dei leader della rivoluzione ungherese del 1956 contro la dittatura sovietica. Dopo il fallimento della rivolta, il nuovo capo del governo, Kádár, propone a Nagy l'asilo politico in Jugoslavia o addirittura la libertŕ in cambio della sconfessione dei suoi principi politici e l'appoggio al regime. Nagy accetta l'esilio, ma non vedrŕ mai la libertŕ. Lui e la sua famiglia vengono portati in Romania e Nagy viene messo in isolamento. Al definitivo consolidamento del governo di Kádár, il rivoluzionario viene riportato in Ungheria e rinchiuso per oltre 14 mesi in carcere, sempre in totale isolamento, tranne quando č sottoposto a brutali interrogatori. Fedele ai suoi principi fino all'ultimo, Nagy non ha mai ritrattato né tradito la causa per cui ha lottato e per questo viene condannato a morte. Privato della dignitŕ anche nella morte, il suo corpo viene prima seppellito nel cortile del carcere e poi gettato insieme ad altri compagni di lotta nell'ignobile lotto 301 del cimitero pubblico. Dopo la sua esecuzione, la famiglia di Nagy ottiene il permesso di tornare in patria, ma le loro vite sono tristemente condizionate dalle sue vicende. Per oltre 30 anni, Zsóka Nagy non ha saputo dove fosse stato sepolto suo padre. Venuta a conoscenza del lotto 301, Zsóka č riuscita a recuperare i suoi poveri resti grazie ad esami scientifici e nel 1988 Imre Nagy č stato sepolto a Parigi. Nel 1989, con il nuovo governo ungherese e lo scioglimento del blocco sovietico, 300.000 persone hanno dato l'estremo saluto alle sue spoglie prima che fossero nuovamente poste nel lotto 301, dove hanno trovato finalmente pace. La cerimonia funebre di Nagy ha segnato la definitiva rinascita della democrazia in Ungheria.