Il modo di produzione del cinema è l’anarchia: io spero che possa continuare ancora per un po’, che si possa continuare ancora a fare un po’ d’anarchia con il cinema. Inizia con questa frase di Marco Ferreri, il film-documentario che, a dieci anni dalla morte, volle recuperare la memoria di questo cineasta dimenticato troppo in fretta, del suo straordinario e immaginifico talento. Sulfureo, scandaloso, graffiante, iconoclasta: Marco Ferreri è stato questo, e altro ancora. Ma lo humour nero, lo sguardo anarchico, la misoginia, e le etichette che l’hanno accompagnato nascondono il vero filo rosso delle sue opere: la preveggenza, che in anticipo sui tempi lascia intravedere tra le pieghe dell’oggi gli scenari di domani.