Dopo la guerra c'è stata a Roma, per alcuni anni, una grande penuria di alloggi. Ciò ha reso necessaria la coabitazione, in uno stesso appartamento, di due nuclei famigliari: una famiglia di profughi istriani e la famiglia di Peppino Armentano, callista, che comprende, oltre al capo, la moglie, il suocero, due figlie e due figli. Nel 1958 le condizioni sono cambiate ed è disponibile un gran numero di appartamenti, Peppino decide di cercarsi un altro alloggio. Gli accade d'incontrare un certo Pino Calamari che gli offre un appartamento spazioso e comodo, che viene appigionato ad un prezzo irrisorio. Peppino accetta l'offerta e si trasferisce con la famiglia nella nuova abitazione. L'ingresso dei nuovi inquilini provoca le risate di scherno dei vicini e numerose telefonate burlesche: l'appartamento era stato in precedenza una "casa chiusa", ora abolita in virtù di una nuova legge. Da questa situazione nascono numerosi equivoci, tanto che la signora Armentano decide di lasciare l'appartamento ma alla fine tutto s'accomoda.