Poiché la fabbrica di automobili di Hadleyville è in grave stato di crisi e tutta la città si trova nei guai, lo spigliato Hunt Stevenson viene spedito in Giappone per tentare di convicere un forte gruppo industriale a rilevare lo stabilimento e a ridare il lavoro ai suoi dipendenti. L'impresa riesce ed i severi ed efficienti giapponesi sono accolti con feste bandiere e cordiale amicizia. Tuttavia, essi fanno presto a scontrarsi con gli americani, o meglio, è il loro accentuatissimo spirito aziendale ed il loro fanatico attaccamento al lavoro a urtare contro la mentalità diversa e la diversa maniera di lavorare, che caratterizzano i meccanici di Hadleyville. Tocca sempre al buon Stevenson di correre ai ripari in tanta conflittualità e, nel suo ruolo di mediatore e di responsabile della maestranza, egli fa il possibile. Gli americani vorrebbero che il loro salario attingesse i minimi contrattuali, ma su questo punto i giapponesi fanno orecchi da mercante, sollecitando per contro puntualità e precisione estreme e lottando contro lassismo ed assenteismo, difetti per loro inconcepibili. Ma quando, per corrispondere agli ordini che arrivano da Tokio, si esigono turni massacranti ed un tetto produttivo ancor più elevato, si proclama uno sciopero. I nipponici reagiscono con una serrata. Stevenson che è ormai buon amico del dirigente giapponese (un giovane dinamico) responsabile di tutta l'operazione, si mette allora d'accordo con quest'ultimo: pur di averla vinta sulla rivendicazione salariale, gli operai arriveranno a sfornare 15.000 macchine al mese. E' una autentica follia ma, per evitare che la disoccupazione si abbatta ancora sulla città, i dipendenti accettano. A mezza bocca, tuttavia, Stevenson ha assicurato a tutti che, anche se le auto prodotte saranno un po' meno, un proporzionale aumento retributivo ci sarà comunque. E' una dichiarazione azzardosa: i giapponesi sono testardi e, di fronte alle 14.000 vetture prodotte fino al ventinovesimo giorno, si impuntano. Stevenson ha rischiato grosso e lo ammette di fronte a tutti, ma riesce ancora a trascinare gli uomini in fabbrica e, tutti insieme, in 24 ore da tregenda (mille auto!) si riuscirà a presentare all'esigentissimo presidente della società, arrivato in ispezione daTokio, tutto lo stock concordato (salvo qualche macchina tra le utime sfornate, che sembra stare sulle quattro ruote per un indiscutibile miracolo). L'aumento ci sarà e, dopo incomprensioni, mugugni e sfide, i giapponesi dovranno prendere atto della buona volontà ed impegno dei lavoratori.