Il regista Derek Jarman, ammalato di AIDS, sta morendo: la sua voce sembra assumere il valore di una sorta di testamento spirituale e di documento del suo modo di affrontare l'ultimo tratto della sua parabola esistenziale. Rivivono in queste memorie sonore, alternate a brani di musica strumentale e vocale, l'avanzare inesorabile del male, il tormento della retina che si sta distaccando e della visione deformata, lo squallore della degenza in ospedale, le trafitture della flebo, il ricordo degli amici morti per la terribile malattia prima di lui, il tutto come immerso in questo blu, in cui galleggiano ricordi, amarezze, gioie trascorse e rimpianti del regista. Che non fa certo mistero della sua omosessualità, ma anzi tende a proporla come una sorta di carisma. Un excursus sulla pazzia di Van Gogh lo trascina in una lunga disquisizione sul giallo, il colore preferito dal pittore suicida, confrontato con l'amato blu, che a poco a poco sembra assurgere i contorni ossessivi di una soglia iniziatica che porta nell'aldilà.
Della dinastia dei Plantageneti, Edoardo II debole, inetto e corrotto, sale al trono d'Inghilterra a 23 anni nel 1307. Sposato ad Isabella, bella e ardita principessa di Francia, figlia di Filippo il Bello, si contorna di viziosi, fra i quall emerge Piers Gaveston, un guascone omosessuale che il Re, perduta completamente dignità, nomina Gran Ciambellano, colma di titoli e favori e considera addirittura come suo compagno sul trono. Rifiutandosi Edoardo ai rapporti con la consorte, costei, ferita e delusa, si accorda con Mortimer (di cui diventa l'amante) e con gli altri nobili inglesi obbligando Edoardo ad esiliare Gaveston. Data la disperazione e le isterie del Re, Isabella - che era riuscita ad ottenere l'appoggio del cognato Henry - decide di far tornare a Londra Gaveston, con il segreto intento di farlo assassinare sul suolo inglese. A Londra il nobile Mortimer ferisce Gaveston e il Re, sconvolto, ne adotta il servo (Spencer), creandolo conte. Assalito il castello dai baroni insorti, Edoardo in lacrime avverte il guascone, che fugge ma, inseguito dai soldati di Mortimer, muore strangolato. Furente e disperato per la morte dell'amico prediletto, il Re pugnala di sua mano l'uccisore. Isabella - costretto Edoardo ad abdicare - si siede sul trono quale reggente del piccolo Edoardo e a suo fianco è Mortimer, avido di potere, che viene nominato Cancelliere del Regno. Da poco infatti Edoardo è stato orribilmente torturato in carcere, dove il suo custode lo bacia recandogli l'ordine di morte firmato da Isabella (il Re venne decapitato). E già si prepara a regnare il futuro Edoardo III, che a suo tempo farà imprigionare la madre ed il Cancelliere, uniti da passione e scelleratezze.
Fuggiasco a Porto Ercole, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio ivi muore nel 1610. Lo assiste il fedele servo muto Jerusalemme. Si rivive la vita tormentata e tempestosa che il pittore condusse a Roma, tra sordide avventure, risse e traversie di ogni genere; gli incontri amorosi con l'amante Lena e con l'altro amante - il più noto fra i modelli - Ranuccio Tomassoni che poi Caravaggio uccise a coltellate; infine è tutta una sfilata di gente illustre o di bassa estrazione, con cui il pittore si ispirava per le sue opere più celebri. Nell'agonia, il Caravaggio riepiloga volti ed episodi, ricorda i vertici raggiunti, i potenti incontrati, i momenti intensi della sua dissipazione come della sua fama, ancora oggi straordinaria.