Nella sicula Corleone degli anni '50 due amici, Michele Labruzzo e Vito Gargano, cercano di impostare la propria vita in modo antitetico: il primo, capeggiando i contadini nelle rivendicazioni sindacali e nella conquista delle terre, si contrappone al Barone Miceli e al boss che lo rappresenta, Don Giusto Provenzano. Vito, deciso a primeggiare seguendo la strada mafiosa, diviene l'uomo di fiducia del Provenzano, accettando di fungere da sicario di Michele e dirigendo le tenute del Barone. Tuttavia, privo di scrupoli, il Gargano conquista gli animi dei dipendenti; si attornia di uomini fidati e armati; si procaccia personalità potenti inviando al Parlamento come onorevole l'avvocato Calìa e inserendo presso le banche il rag. Lo Cascio. Sposata Rosa, fidanzata di Michele, alla presenza di Don Giusto, Vito lo affronta nella stessa Palermo; lo tradisce in affari immobiliari e lo stermina insieme alla sua famiglia. Ormai scatenato, rispettato dalla Mafia locale e da quella americana, il giovane boss nel giro di una ventina d'anni diviene troppo potente, suscitando allarmi negli ambienti politici. Nel corso di un primo clamoroso processo, difeso dall'on. Calìa, Vito ottiene l'assoluzione piena grazie alla scomparsa dei documenti relativi alle attività della V.I.G.A. (Vendita all'Ingrosso Generi Alimentari); ma non riesce a evitare un secondo ordine di cattura. Questa volta, però, i poliziotti che giungono per arrestarlo vengono preceduti da un oscuro e implacabile sicario.