La madre di Carlo Piergentili - un oboista che, con la moglie Serena, violoncellista, fa parte dell'orchestra di Spoleto - è moribonda. Carlo ha una sorella - Silvia - tanto irrequieta e randagia, quanto lui è mite e amante della vita tranquilla. Il telegramma la raggiunge in Grecia, ma lei arriva poco prima della tumulazione. Da quel momento sullo sfortunato e generoso fratello piombano un sacco di pensieri e di guai, poichè la donna, da anni in giro per il mondo, si è sposata e separata a Spoleto (e con ciò vi sarà un tempestoso incontro in città), si è poi risposata in Ungheria (dove vive in un asilo infantile il figlioletto Zoltan), ha un anziano amante a Milano (un facoltoso avvocato, con tanto di moglie e figli), e ancora un assillante creditore a Torino. Silvia, installatasi in casa di Carlo e della cognata (che ovviamente mal ne tollera l'invadenza) propone al fratello di andare a Budapest a riprendersi il figlio. Il che avviene (d'accordo con il padre di Zoltan, un campione di nuoto ormai immobilizzato) dopo varie peripezie, che l'affezionato fratello deve affrontare. Poi della donna e del bambino si prenderà cura l'avvocato milanese, che Silvia però lascia ben presto. Riportato, dal legale in questione, il piccolo a Spoleto, Carlo si reca a Londra poichè là Silvia si è messa con un cantante inglese, rimediando un proiettile alla spalla ad opera di una moglie gelosissima. Dopo il rientro a Spoleto di Carlo e Silvia, Serena, esasperata da una situazione diventata ormai intollerabile, si allontana dalla casa. E a Carlo, sempre mite e come intontito dal susseguirsi degli eventi, toccherà di occuparsi di Silvia e del nipotino, che ormai lo chiama papà.