Sull'aereo che lo riporta a Roma, Alberto (un noto giornalista spesso inviato all'Estero per i suoi apprezzati servizi) fantastica attorno all'idea di scrivere un libro nel quale il posto predominante è riservato a sua moglie Livia. Livia era una barista, che una sera portò Alberto nella sua squallida stanza. Sposatisi essa mette su una grande "boutique", gli affari vanno bene, ma i rapporti tra i due, che pure si stimano e si vogliono bene, sono cessati. Livia ne soffre e fa di tutto per tornare a piacere al marito. Escogita anzi di procurargli delle ragazze a ore, scegliendole tra le lavoranti del suo laboratorio. Avendo infatti un appartamento libero di sua proprietà, Livia favorisce gli incontri del marito che, nell'occasione, non lascia dubbio alcuno sulla propria efficienza: del che la donna può rendersi edotta - soffrendone - grazie ad uno specchio speciale fatto installare nell'alloggio in questione. Con Livia ed Alberto vive Monica, figlia (pare) solo di lei un tipo vispo e di idee facili, a cui Alberto è sinceramente affezionato, e che ha intuito la realtà della situazione familiare, oltre che le telefonate e gli strani appuntamenti di lui. Una notte, Livia la sorprende vicino a casa, mentre in auto si è concessa ad uno sbarbatello suo amico. Livia decide di fare andare marito e figlia nell'appartamento: nella sua esaltazione, vuole che Alberto possieda Monica; quando arriva sul posto, trova i due già avvinti sul pianerottolo. Sconvolta, Livia si uccide ed Alberto accetta l'offerta del suo direttore per un viaggio di lavoro in Brasile. Ma, a questo punto l'aereo atterra a Fiumicino: forse da questa strana cavalcata di ricordi e di fantasticherie morbose nascerà un libro ma, per intanto, Livia è all'aeroporto che attende il marito. E i due si salutano con il più affettuoso dei sorrisi.