A guerra appena finita, un reduce, il professor Angelo, è accolto in un sanatorio siciliano. Uno dei suoi polmoni sembra ormai colpito, ma il primario, detto "il Gran Magro", nel suo caso non esclude una guarigione. Là il malato conosce Marta, ex-danzatrice scaligera, ex-kapò in un lager ed ex-amante di un ufficiale delle SS, la quale, in una atmosfera deprimente, mostra ancora estrema vitalità. Il primario la spinge perfino ad esibirsi in faticose danze sul palcoscenico del teatrino dell'ospedale e la donna, consapevole del proprio fascino e tenacemente attaccata alla memoria dei suoi successi di anni prima, fa presto ad incantare Angelo. I due diventano amanti e si incontrano fuori in luoghi segreti: lei vogliosa di vivere, lui sempre timoroso del contagio. Attorno alla coppia si aggirano gli altri degenti: uno che è in sanatorio da quattro anni si suicida, qualcuno vive nutrendo pallide speranze. Poi muore lo stesso primario (per cirrosi epatica), con copiose lacrime di Suor Crocifissa, una suora non più giovane per la quale il medico, sebbene ateo e sarcastico, era un modello vivente. Il giorno in cui muore in un alberghetto anche Marta, Angelo, prima di essere dimesso, apprende dalla Suora, che ha raccolto i pochi ricordi e i documenti della ballerina, che questa era ebrea di nascita, vissuta dopo le leggi razziali sotto falso nome. Si porta con sè il dolore per quell'amore perduto ed il rimorso di essere rimasto, lui solo, vivo.