Nino Peralta, marito di Lucia e padre di Paolo e Serena, è gestore di un chiosco-bar nei pressi della Cattedrale di Palermo. Un giorno, messo sull'avviso dell'anziano socio Sebastiano Colicchia, s'accorge d'essere pedinato da un certo Platamone, probabile sicario a pagamento. Prima ancora che riesca ad affrontare direttamente il persecutore, Nino viene a sapere di essere nella lista che una cosca mafiosa ha compilato di persone da eliminare e s'avvede che la catena di uccisioni si sta dipanando inarrestabile. Il Peralta cerca invano presso chi scagionarsi poiché, a quanto sembra, la sua condanna a morte è stata decisa per il fatto che una tazzina del Bar Splendor è stata rinvenuta nel nascondiglio-prigione della moglie di un grosso mafioso; e l'indizio lo legherebbe alla cosca nemica dello stesso. Nino, messosi in contatto con Platamone, si trova costretto a vendere il chiosco. Ma, dopo che il Colicchia è stato ucciso, lo stesso mandante di Platamone, Don Vincenzo Fabbricante, si presenta a Nino e cerca di legarlo al proprio carro. Il giovanotto, disperato e deciso a stare alla larga dalla mafia, uccide don Vincenzo e cerca di convincere Platamone a inalberare con lui la bandiera della indipendenza..