In un periodo politicamente caldo, l'8 marzo 1972, alla vigilia delle elezioni e quando la sede de "Il Giornale" ha subito un'aggressione da parte di gruppuscoli di sinistra, la quindicenne Maria Grazia, figlia del noto professor Italo Martini, viene trovata violentata e strozzata in un prato nella periferia di Milano. Il redattore-capo Bizanti, sentito il parere dell'ingegner Montelli, finanziatore de "Il Giornale", incarica di seguire il caso Roveda, un giornalista principiante, affiancandolo allo smaliziato e senza scrupoli Lauri. Dal canto suo Bizanti avvia indagini private: avvicina la professoressa Rita Zigai, amante di Mario Boni (della sinistra extraparlamentare) e in possesso del diario della defunta. Manipolando le notizie ottenute, Bizanti e Lauri presentano, per mezzo di Roveda, un colpevole alla polizia, alla magistratura e all'opinione pubblica. Mario Boni viene difeso inutilmente dai compagni di cellula. Solo Roveda, che nutre dubbi, avvicina il bidello della scuola di Maria Grazia scoprendo con orrore la mistificazione e l'autentico assassino. Il redattore-capo anziché denunciare l'assassino, licenzia Roveda, tenendo pronta la notizia per sfruttarla secondo l'esito delle elezioni, sempre d'accordo con Montelli.