Dicesi “film al femminile” e White Oleander entra perfettamente nella categoria, sebbene sia diretto da un uomo, Peter Kosminksy. Tratto dal bestseller omonimo di Janet Fitch, White Oleander è la storia di una donna “velenosa”, perlomeno quanto l’oleandro bianco, un arbusto cespuglioso, noto già agli antichi greci e romani per la sua tossicità. Bello a vedersi, florido nelle zone mediterranee e mediorientali, l’oleandro bianco contiene un glucoside velenoso, che agisce sul cuore, paralizzandolo. Basti questa metafora per descrivere il personaggio di Ingrid (interpretato da un’eccellente Michelle Pfeiffer), donna di lontane origini scandinave, di straordinaria bellezza e altrettanta durezza, madre che tende a soffocare la personalità della figlia Astrid (Alison Lohman, anche lei notevole). “La sua bellezza era tagliente come la lama di un coltello”, recita la prima pagina del romanzo così come la voce fuori campo del film: Ingrid educa la figlia al sottile disprezzo dell’altro, degli uomini in particolare, e alla palese esaltazione della propria identità. Quando Ingrid finisce in galera per omicidio, Astrid si trova affidata dal servizio sociale a diverse donne, che fatalmente la ragazza confronta con la madre. Quest’ultima, sebbene da dietro le sbarre, riesce a condizionare la vita della figlia, che, inconsciamente, cerca di liberarsi dell’insana influenza. E dunque, le donne – fragili, inadeguate, comunque umane – che dovrebbero prendere in affido Astrid scorrono sulla scena: Starr (Robin Wright Penn), che vive in una roulotte scalcinata e sbandiera una religiosità solo di facciata, e Claire (Renée Zellweger), che vive, insicura e insoddisfatta, in una lussuosa villa di Malibu. Non resta, che la ribellione personale (ed estetica) alla madre: Astrid si trasforma da bionda principessa scandinava in ragazza dark pesantemente truccata. L’amore di una madre - fin troppo evidente la morale (ma non per questo non vera) - può essere velenoso. Il volto della Pfeiffer non è mai stato così duro: l’attrice, nota per i suoi ruoli dolci, si misura in un’impresa finalmente diversa, e vince. In DVD, White Oleander offre un essenziale pacchetto linguistico: il menù garantisce infatti audio in italiano e inglese (Dolby Digital 5.1) e sottotitoli in italiano per non udenti. Il fronte dei contributi speciali, per un film così recente, non sembra offrire quanto è nelle aspettative: certo, due trailer cinematografici (uno originale, l’altro doppiato in italiano), un backstage sottotitolato e una carrellata di scene inedite, anch’esse sottotitolate, non è poco. Eppure ci saremmo aspettati perlomeno una carrellata di interviste, note biografiche e filmografiche, un commento audio al film