Karima, celebre fotografa algerina residente a Parigi da molti anni, è costretta a rientrare precipitosamente ad Algeri per assistere all’agonia del padre, il vecchio patriarca con il quale venti anni prima aveva rotto ogni rapporto. Il ritorno obbligato tra coloro che l’hanno vista nascere e crescere, tra i membri di quella famiglia da cui si era allontanata per sfuggire dall’oppressione paterna, risveglia in lei i fantasmi del passato. Durante i venti anni d’esilio passati in Francia, Karima aveva fatto di tutto per cancellare il passato e mimetizzarsi nella realtà di un mondo che non era il suo, ma che le permetteva di sopravvivere. Quando ormai pensava di aver definitivamente esorcizzato la sua vita precedente, ecco quest’ultima riemergere in tutta la sua complessità. Nel viaggio che la riporta nella terra d’origine ogni cosa, ogni personaggio ha l’effetto di riaprire antiche ferite. Nella casa d’Algeri, nella quale si respirano ancora l’aria e i tanti profumi del passato, Karima comprende che la musica dei ricordi non sempre è gioiosa. Nei luoghi dove venti anni prima si era consumato un dramma che l’aveva costretta a fuggire dal padre, la donna scopre che suo fratello minore Morad, da sempre sottomesso al genitore, aveva trovato nel fondamentalismo islamico la strada della rivolta. Suo malgrado, Karima si trova coinvolta nell’arduo compito di salvare dalla pena capitale il fratello, accusato di essere il capo di una cellula terroristica. Nel momento in cui riesce a dimostrare l’innocenza di Morad e ottenere la sua liberazione, nuove prove dimostrano la colpevolezza del fratello. Sconvolta dalle ultime irrefutabili rivelazioni, Karima si sente divisa tra la spinta a nascondere la verità che condanna definitivamente Morad alla pena capitale e il desiderio di far valere il senso di giustizia sul legame di sangue che la lega al fratello.